La Sinistra in Comune (PRC, PdCI,
Verdi) non ha mai nascosto il rammarico ed il dispiacere di non
essere riuscita a confermare l’elezione di un consigliere comunale,
come avvenne nel 2008 per la Sinistra Arcobaleno. Ciò ci avrebbe
permesso di contrastare il disegno moderato – ora marcatamente
evidente - di Daniele Manca che aveva confezionato anche istruendo
strumentalmente la lista civica “Fornace Viva” lontana dalle
nostre posizioni.
Un altro elemento di rammarico è
stato lo scoprire dai media, e non dal Sindaco, all’indomani della
firma sul programma di coalizione che nelle fila di “Fornace Viva”
erano candidati esponenti dell’UDC e della Lista Monti, su cui
avevamo posto da tempo e con motivazioni politico-programmatiche il
veto al PD che aveva accettato solo per imbonirci, un colpo basso che
non dimentichiamo.
Nell’amarezza del risultato
elettorale di maggio 2013 la Sinistra in Comune (2,47% pari a 731
voti) era confortata dall’aver fatto tutto quanto fosse nei nostri
mezzi, fisici ed economici: con meno di 3.000 euro e due mesi di
lavori senza alcun risparmio di passione e tempo, abbiamo fatto una
campagna elettorale capillare, quasi porta a porta, perché sapevamo
che solo così potevamo conquistare voti. L’efficacia del nostro
lavoro è testimoniata dall’aver ottenuto 700 preferenze espresse
su 731 voti di lista, evidente segno di radicamento territoriale.
Per noi era altrettanto chiaro quanto
fosse importante l’obiettivo di unire tutte le forze di sinistra
(in primis SEL a cui nonostante l’asprezza di un conflitto loro
interno avevamo chiesto fino alla fine di unirsi alla nostra lista La
Sinistra in Comune), ma tutti i nostri tentativi non hanno prodotto i
risultati da noi sperati.
In tal modo abbiamo contribuito alla
conferma di Manca senza ballottaggio (in un quadro dove l’astensione
dal voto l’ha fatto da padrone: solo 59,55% degli aventi diritto ha
votato, mentre alle elezioni comunali del 2008 ben il 84,71%) ma ciò
ha impedito alla sinistra anticapitalista ed ambientalista di essere
direttamente coinvolta nel governo cittadino.
Da alleati seri e corretti avevamo
intenzione di portare comunque il nostro contributo di idee al
governo della città attraverso l’azione politica, ma sempre
attenti che la rotta di navigazione fosse quella tracciata nel
programma sottoscritto.
Ma già all’indomani
dell’insediamento della nuova giunta e consiglio comunale ci siamo
opposti all’aumento dell’addizionale IRPEF.
Da quando poi si è insediato il
mandato Manca bis (esattamente da un anno) si sono svolte appena n.
13 gruppi di maggioranza (di cui almeno n. 3, 4
richiesti proprio dal PRC), mentre nell’anno 2012 erano state
convocati n. 36, perché le priorità della maggioranza erano prima
il congresso PD poi i governi di larghe intese poi le elezioni
europee ed amministrative. E’ stata completamente disattesa la
nostra reiterata richiesta (sia al Sindaco che al Segretario PD) di
istituire un gruppo di maggioranza politica permanente (cioè formata
solo dai segretari/e dei partiti di maggioranza) e che si incontrasse
almeno 1, 2 volte al mese. Disattesa la richiesta di maggioranza su
SICIM, BENICOMUNI srl, piano delle alienazioni le cui informazioni
abbiamo dovuto reperire in totale solitudine e soprattutto grazie ai
giornali locali.
Anziché approdare verso un POC a
consumo zero di territorio si sono approvate varianti al PRG che
trasformano zone destinate a VERDE PUBBLICO in zone edificabili: con
il paradosso che pezzettino per pezzettino nella zona via Kolbe, via
Giovanni X, via Zara e via Montericco
in pratica si cementifica fino all’inverosimile.
Poi il programma di mandato, con i
punti ottenuti da PRC, PdCI, Verdi e SEL che rimangono lettera
praticamente morta, in particolare sul SERVIZIO IDRICO INTEGRATO e
che avrebbe potuto dare una risposta positiva al risultato del
referendum sull’acqua pubblica, quello per cui Hera avrebbe duvuto
attivare le procedure per avere un bilancio separato del servizio
idrico integrato che consentisse di analizzare i dati della
programmazione, investimenti e tariffe e uno studio preliminare per
valutare la possibilità del ciclo aziendale interamente pubblico, è
rimasta lettera morta.
I nostri comunicati stampa
dell’ultimo anno (praticamente sempre anche a firma di PRC, PdCI e
SEL) hanno segnato il progressivo ma irreversibile percorso che ci
porta all’uscita definitiva da questa maggioranza.
Il nostro giudizio permane negativo:
il PD governa in solitudine senza coinvolgere le forze politiche
alleate, senza rispettare alcune parti del programma elettorale
concordate ma spostando continuamente gli equilibri basandosi sul
rapporto di forza, salvo incappare in evidenti cantonate come il caso
di via Kolbe dove pur ritrattando decisioni prese, lascia sul campo,
pur senza curarsene, fette di consenso e credibilità.
Torneremo forze di opposizione in
questa Città. Un’opposizione seria e costruttiva che non farà
mancare tutto il proprio impegno nella verifica dell’azione di
governo e del consiglio comunale. Soprattutto in considerazione che
il Sindaco Manca non sta realizzando il bene della Città,
disattendendo impegni, non rispondendo alle reali esigenze della
cittadinanza già duramente colpita da una crisi senza precedenti dal
dopoguerra in avanti.
Con questo PD, arrogante e
sprezzante, nonostante risultati elettorali (ad Imola nel maggio 2013
o come Borgo Tossignano nel maggio 2014) che non autorizzano le
decisioni solitarie, non abbiamo più nulla a che fare. Per Borgo
Tossignano il PD del segretario Marco Raccagna e della sindaco
Mortero, ha assunto con noi un patto in apposito incontro in viale
Zappi poi disatteso. Ciò ci fa pensare che non possa più esistere
un rapporto di fiducia tra i nostri partiti.
Riteniamo quindi non ci sia
possibilità di intesa politica con questo PD, che a livello
nazionale dialoga col pregiudicato Berlusconi per emanare leggi
elettorali anticostituzionali, propone una legge sul lavoro (Job Act)
che stabilizza livelli inediti di precarietà (e i padroni svedesi
dell’Elettrolux, felicissimi, recedono dalla delocalizzazione!),
approva nomine negli enti che che testimoniano il rapporto
privilegiato con i poteri forti e non da nessun segnale concreto per
risolvere la condizione dei ceti più deboli (se non la trovata
elettoralistica degli 80 euro), infine Confindustria che il 21 maggio
scorso ha scritto il programma del Governo Renzi proprio sul lavoro e
la contrattazione per noi inaccettabile. La nostra uscita dalla
maggioranza probabilmente non avrà effetti sulla giunta ed il PD
continuerà a governare in solitudine senza badare alla perdita di
fette di consenso, illudendosi dell’effetto Renzi alle Europee che
comunque, Livorno, Perugia, Dozza e altri comuni, non si ripercuote
nelle amministrative. Ricordiamo però che oggi, senza di noi, la
maggioranza è di poco sopra il 50% e che l’anno prossimo con le
elezioni regionali, se il sindaco Manca passerà ad altro incarico,
può succedere che si rivoti anche a Imola.
Partito della
Rifondazione Comunista S.E. – Federazione di Imola
Partito dei
Comunisti Italiani – Sezione “G. Zappaterra” Imola
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