martedì 8 luglio 2014

Comunisti Italiani e Rifondazione escono dalla maggioranza del Comune di Imola


La Sinistra in Comune (PRC, PdCI, Verdi) non ha mai nascosto il rammarico ed il dispiacere di non essere riuscita a confermare l’elezione di un consigliere comunale, come avvenne nel 2008 per la Sinistra Arcobaleno. Ciò ci avrebbe permesso di contrastare il disegno moderato – ora marcatamente evidente - di Daniele Manca che aveva confezionato anche istruendo strumentalmente la lista civica “Fornace Viva” lontana dalle nostre posizioni.
 
Un altro elemento di rammarico è stato lo scoprire dai media, e non dal Sindaco, all’indomani della firma sul programma di coalizione che nelle fila di “Fornace Viva” erano candidati esponenti dell’UDC e della Lista Monti, su cui avevamo posto da tempo e con motivazioni politico-programmatiche il veto al PD che aveva accettato solo per imbonirci, un colpo basso che non dimentichiamo.
Nell’amarezza del risultato elettorale di maggio 2013 la Sinistra in Comune (2,47% pari a 731 voti) era confortata dall’aver fatto tutto quanto fosse nei nostri mezzi, fisici ed economici: con meno di 3.000 euro e due mesi di lavori senza alcun risparmio di passione e tempo, abbiamo fatto una campagna elettorale capillare, quasi porta a porta, perché sapevamo che solo così potevamo conquistare voti. L’efficacia del nostro lavoro è testimoniata dall’aver ottenuto 700 preferenze espresse su 731 voti di lista, evidente segno di radicamento territoriale.
Per noi era altrettanto chiaro quanto fosse importante l’obiettivo di unire tutte le forze di sinistra (in primis SEL a cui nonostante l’asprezza di un conflitto loro interno avevamo chiesto fino alla fine di unirsi alla nostra lista La Sinistra in Comune), ma tutti i nostri tentativi non hanno prodotto i risultati da noi sperati.
In tal modo abbiamo contribuito alla conferma di Manca senza ballottaggio (in un quadro dove l’astensione dal voto l’ha fatto da padrone: solo 59,55% degli aventi diritto ha votato, mentre alle elezioni comunali del 2008 ben il 84,71%) ma ciò ha impedito alla sinistra anticapitalista ed ambientalista di essere direttamente coinvolta nel governo cittadino.
Da alleati seri e corretti avevamo intenzione di portare comunque il nostro contributo di idee al governo della città attraverso l’azione politica, ma sempre attenti che la rotta di navigazione fosse quella tracciata nel programma sottoscritto.
Ma già all’indomani dell’insediamento della nuova giunta e consiglio comunale ci siamo opposti all’aumento dell’addizionale IRPEF.
Da quando poi si è insediato il mandato Manca bis (esattamente da un anno) si sono svolte appena n. 13 gruppi di maggioranza (di cui almeno n. 3, 4 richiesti proprio dal PRC), mentre nell’anno 2012 erano state convocati n. 36, perché le priorità della maggioranza erano prima il congresso PD poi i governi di larghe intese poi le elezioni europee ed amministrative. E’ stata completamente disattesa la nostra reiterata richiesta (sia al Sindaco che al Segretario PD) di istituire un gruppo di maggioranza politica permanente (cioè formata solo dai segretari/e dei partiti di maggioranza) e che si incontrasse almeno 1, 2 volte al mese. Disattesa la richiesta di maggioranza su SICIM, BENICOMUNI srl, piano delle alienazioni le cui informazioni abbiamo dovuto reperire in totale solitudine e soprattutto grazie ai giornali locali.
Anziché approdare verso un POC a consumo zero di territorio si sono approvate varianti al PRG che trasformano zone destinate a VERDE PUBBLICO in zone edificabili: con il paradosso che pezzettino per pezzettino nella zona via Kolbe, via Giovanni X, via Zara e via Montericco in pratica si cementifica fino all’inverosimile.
Poi il programma di mandato, con i punti ottenuti da PRC, PdCI, Verdi e SEL che rimangono lettera praticamente morta, in particolare sul SERVIZIO IDRICO INTEGRATO e che avrebbe potuto dare una risposta positiva al risultato del referendum sull’acqua pubblica, quello per cui Hera avrebbe duvuto attivare le procedure per avere un bilancio separato del servizio idrico integrato che consentisse di analizzare i dati della programmazione, investimenti e tariffe e uno studio preliminare per valutare la possibilità del ciclo aziendale interamente pubblico, è rimasta lettera morta.
I nostri comunicati stampa dell’ultimo anno (praticamente sempre anche a firma di PRC, PdCI e SEL) hanno segnato il progressivo ma irreversibile percorso che ci porta all’uscita definitiva da questa maggioranza.
Il nostro giudizio permane negativo: il PD governa in solitudine senza coinvolgere le forze politiche alleate, senza rispettare alcune parti del programma elettorale concordate ma spostando continuamente gli equilibri basandosi sul rapporto di forza, salvo incappare in evidenti cantonate come il caso di via Kolbe dove pur ritrattando decisioni prese, lascia sul campo, pur senza curarsene, fette di consenso e credibilità.
Torneremo forze di opposizione in questa Città. Un’opposizione seria e costruttiva che non farà mancare tutto il proprio impegno nella verifica dell’azione di governo e del consiglio comunale. Soprattutto in considerazione che il Sindaco Manca non sta realizzando il bene della Città, disattendendo impegni, non rispondendo alle reali esigenze della cittadinanza già duramente colpita da una crisi senza precedenti dal dopoguerra in avanti.
Con questo PD, arrogante e sprezzante, nonostante risultati elettorali (ad Imola nel maggio 2013 o come Borgo Tossignano nel maggio 2014) che non autorizzano le decisioni solitarie, non abbiamo più nulla a che fare. Per Borgo Tossignano il PD del segretario Marco Raccagna e della sindaco Mortero, ha assunto con noi un patto in apposito incontro in viale Zappi poi disatteso. Ciò ci fa pensare che non possa più esistere un rapporto di fiducia tra i nostri partiti.
Riteniamo quindi non ci sia possibilità di intesa politica con questo PD, che a livello nazionale dialoga col pregiudicato Berlusconi per emanare leggi elettorali anticostituzionali, propone una legge sul lavoro (Job Act) che stabilizza livelli inediti di precarietà (e i padroni svedesi dell’Elettrolux, felicissimi, recedono dalla delocalizzazione!), approva nomine negli enti che che testimoniano il rapporto privilegiato con i poteri forti e non da nessun segnale concreto per risolvere la condizione dei ceti più deboli (se non la trovata elettoralistica degli 80 euro), infine Confindustria che il 21 maggio scorso ha scritto il programma del Governo Renzi proprio sul lavoro e la contrattazione per noi inaccettabile. La nostra uscita dalla maggioranza probabilmente non avrà effetti sulla giunta ed il PD continuerà a governare in solitudine senza badare alla perdita di fette di consenso, illudendosi dell’effetto Renzi alle Europee che comunque, Livorno, Perugia, Dozza e altri comuni, non si ripercuote nelle amministrative. Ricordiamo però che oggi, senza di noi, la maggioranza è di poco sopra il 50% e che l’anno prossimo con le elezioni regionali, se il sindaco Manca passerà ad altro incarico, può succedere che si rivoti anche a Imola.


Partito della Rifondazione Comunista S.E. – Federazione di Imola
Partito dei Comunisti Italiani – Sezione “G. Zappaterra” Imola

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