Purtroppo
le
previsioni fatte da noi Comunisti Italiani, in settembre, sul rientro
in fabbrica si stanno tristemente
avverando.
I
lavoratori della Titan di Crespellano, sono stati stati costretti ad
occupare la fabbrica per evitare la delocalizzazione della stessa,
dopo che la Multinazionale Titan ha deciso di chiudere lo
stabilimento ed avviare una procedura di mobilità (leggasi
licenziamento
collettivo)
per tutti i dipendenti dell’azienda e disimpegnarsi dal nostro
paese
Oggi,
31 ottobre metà degli operai, l’altra metà è rimasta a
presidiare gli impianti per evitare sorprese della dirigenza, hanno
dato vita ad una manifestazione a Bologna sotto la sede delle Regione
Emilia Romagna, dove alle 9,00 era previsto l'incontro sindacale con
i dirigenti della multinazionale e tutte le Istituzioni coinvolte.
Noi
Comunisti riteniamo gravissimo che il Governo e le Istituzioni
restino indifferenti o, peggio ancora, siano complici delle scelte di
multinazionali che decidono, senza discutere con nessuno dei soggetti
coinvolti, di cancellare interi siti industriali e posti di lavoro,
impoverendo il territorio dove per anni hanno fatto profitti.
Ai
lavoratori diamo tutto l’appoggio e saremo al loro fianco in tutte
le forme necessarie. E’ indecente che
una multinazionale, in un territorio come quello emiliano-romagnolo,
abbia la libertà di chiudere una fabbrica che non é in crisi, che
ha un proprio mercato, mettendo sulla strada piú di 180 lavoratori e
famiglie, sacrificando la loro dignità e professionalità e
impoverendo il tessuto industriale del territorio della Valsamoggia.
Le
vicende delle tante fabbriche che, in Emilia Romagna, sono in
difficoltà, tra cui, oltre alla Titan, anche la Guaber
(annunciata chiusura della sede di Casalecchio) e la
Kemet
(50 lavoratori ora a rischio), rappresentano solo
l'ultimo esempio dell’ incapacità da parte del governo nazionale e
regionale di mettere in atto una strategia per frenare i processi di
delocalizzazione. Il caso Titan preoccupa ancora di più perchè,
addirittura, l’azienda ha prospettato azioni repressive, in stile
anni ‘50, contro i lavoratori che stanno occupando l'azienda per
difendere il loro posto di lavoro.
Il
Pd e il suo candidato alla presidenza, Stefano Bonacini, si mostrano
reticenti nel denunciare queste speculazioni, il che rimarca come la
loro idea di sviluppo sia attenta alle esigenze della speculazione e
della finanza piuttosto che alla tutela dei lavoratori.
Come
accennavano sopra è arrivata una doccia gelata per gli 80
dipendenti della Guaber
di Bologna. Il
gruppo Henkel,
che ha acquisito il gruppo franco-italiano Spotless al quale fa capo
anche la Guaber, due settimane fa ha incontrato i sindacati ed ha
comunicato loro l'intenzione di
chiudere
la sede di Casalecchio
di Reno entro giugno 2015,
salvaguardando l'occupazione solo parzialmente, attraverso il
trasferimento di una parte dei
dipendenti, quanti pero' e' ancora da definire, nella sede milanese
(è noto che fare il pendolare Casalecchio – Milano è una
bazzecola.)
Anche
in questo caso non è accettabile, che una societa' che e', per
riconoscimento della stessa Henkel Italia, una realta' di successo,
che ha dimostrato di saper aumentare le proprie quote di mercato nei
settori specialistici degli
insetticidi e dei detergenti, grazie
alle qualita' professionali dei dipendenti e dell'efficienza ed
efficacia dell'organizzazione del lavoro, vada a perdersi, insieme a
tutto l'indotto, unicamente per una politica
della multinazionale di concentrare in
ogni paese tutte le funzioni in una sola sede per nazione.
Noi
Comunisti siamo al fianco lavoratori e chiediamo con forza alle
Istituzioni di salvaguardare
le
realta' territoriali di successo,
come la Guaber, pretendendo dalla nuova proprieta' risposte ed
impegni, che sostengano le attivita' e che
salvaguardino gli 80 lavoratori che rischiano il posto di lavoro.
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