lunedì 3 novembre 2014

SGUARDO SULLA CRISI OPERAIA


Purtroppo le previsioni fatte da noi Comunisti Italiani, in settembre, sul rientro in fabbrica si stanno tristemente avverando.
I lavoratori della Titan di Crespellano, sono stati stati costretti ad occupare la fabbrica per evitare la delocalizzazione della stessa, dopo che la Multinazionale Titan ha deciso di chiudere lo stabilimento ed avviare una procedura di mobilità (leggasi licenziamento collettivo) per tutti i dipendenti dell’azienda e disimpegnarsi dal nostro paese
Oggi, 31 ottobre metà degli operai, l’altra metà è rimasta a presidiare gli impianti per evitare sorprese della dirigenza, hanno dato vita ad una manifestazione a Bologna sotto la sede delle Regione Emilia Romagna, dove alle 9,00 era previsto l'incontro sindacale con i dirigenti della multinazionale e tutte le Istituzioni coinvolte.

Noi Comunisti riteniamo gravissimo che il Governo e le Istituzioni restino indifferenti o, peggio ancora, siano complici delle scelte di multinazionali che decidono, senza discutere con nessuno dei soggetti coinvolti, di cancellare interi siti industriali e posti di lavoro, impoverendo il territorio dove per anni hanno fatto profitti.
Ai lavoratori diamo tutto l’appoggio e saremo al loro fianco in tutte le forme necessarie. E’ indecente che una multinazionale, in un territorio come quello emiliano-romagnolo, abbia la libertà di chiudere una fabbrica che non é in crisi, che ha un proprio mercato, mettendo sulla strada piú di 180 lavoratori e famiglie, sacrificando la loro dignità e professionalità e impoverendo il tessuto industriale del territorio della Valsamoggia.
Le vicende delle tante fabbriche che, in Emilia Romagna, sono in difficoltà, tra cui, oltre alla Titan, anche la Guaber (annunciata chiusura della sede di Casalecchio) e la Kemet (50 lavoratori ora a rischio), rappresentano solo l'ultimo esempio dell’ incapacità da parte del governo nazionale e regionale di mettere in atto una strategia per frenare i processi di delocalizzazione. Il caso Titan preoccupa ancora di più perchè, addirittura, l’azienda ha prospettato azioni repressive, in stile anni ‘50, contro i lavoratori che stanno occupando l'azienda per difendere il loro posto di lavoro.
Il Pd e il suo candidato alla presidenza, Stefano Bonacini, si mostrano reticenti nel denunciare queste speculazioni, il che rimarca come la loro idea di sviluppo sia attenta alle esigenze della speculazione e della finanza piuttosto che alla tutela dei lavoratori.

Come accennavano sopra è arrivata una doccia gelata per gli 80 dipendenti della Guaber di Bologna. Il gruppo Henkel, che ha acquisito il gruppo franco-italiano Spotless al quale fa capo anche la Guaber, due settimane fa ha incontrato i sindacati ed ha comunicato loro l'intenzione di chiudere la sede di Casalecchio di Reno entro giugno 2015, salvaguardando l'occupazione solo parzialmente, attraverso il trasferimento di una parte dei dipendenti, quanti pero' e' ancora da definire, nella sede milanese (è noto che fare il pendolare Casalecchio – Milano è una bazzecola.)
Anche in questo caso non è accettabile, che una societa' che e', per riconoscimento della stessa Henkel Italia, una realta' di successo, che ha dimostrato di saper aumentare le proprie quote di mercato nei settori specialistici degli insetticidi e dei detergenti, grazie alle qualita' professionali dei dipendenti e dell'efficienza ed efficacia dell'organizzazione del lavoro, vada a perdersi, insieme a tutto l'indotto, unicamente per una politica della multinazionale di concentrare in ogni paese tutte le funzioni in una sola sede per nazione.
Noi Comunisti siamo al fianco lavoratori e chiediamo con forza alle Istituzioni di salvaguardare le realta' territoriali di successo, come la Guaber, pretendendo dalla nuova proprieta' risposte ed impegni, che sostengano le attivita' e che salvaguardino gli 80 lavoratori che rischiano il posto di lavoro.


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